Ha fatto scena muta davanti al Pm della Dda, Vincenzo Montemurro, il ristoratore Domenico D’Aniello, conosciuto a Scafati come “Mimmo il Tormentone”. D’Aniello ieri si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande del magistrato titolare dell’inchiesta “Sarastra” che lo ha coinvolto con l’accusa di pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale. D’Aniello, assistito dall’avvocato Andrea Manzillo, ha varcato la soglia del Tribunale di Salerno alle 9.30 di ieri, per poi abbandonare il Palazzo di Giustizia della città capoluogo 45 minuti dopo. Per D’Aniello, dunque, si prola il pagamento dell’oblazione peraver reso note su Facebook le intercettazioni tra Andrea Ridosso, Pasquale Aliberti e Luigi Ridosso. La pubblicazione ritenuta illegittima si riferiva agli atti presenti nella documentazione depositata nei mesi scorsi al Tribunale del Riesame e su cui il collegio presieduto da Gaetano Sgroia ha accolto la richiesta-bis della Procura Antima a per quanto riguarda l’arresto in carcere per il politico di Forza Italia. D’Aniello, ritenuto vicino all’ex sindaco di Scafati, aveva postato sei fotografie in cui si leggono i numeri di telefono di Aliberti, Luigi Ridosso e Andrea Ridosso, frutto della consulenza giudiziale richiesta dalla Procura alla società Marvitek dell’ingegnere Carmine Testa. L’interrogatorio, previsto il 7 novembre scorso, era slittato perché l’allora avvocato di D’Aniello, il legale Marco Cucurachi, aveva rinunciato a difenderlo poche ore prima che cominciasse il colloquio con gli investigatori della Dia di Salerno. ©RIPRODUZIONE RISERVATA